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martedì 19 aprile 2011

In difesa di Stanley Kubrick e Bernardo Bertolucci



Copio testualmente ed incollo dal sito del MOIGE, l'associazione di genitori che sedicentemente si è auto-costituita a mo' di baluardo a tutela e in difesa dei (ci mancherebbe, sacrosanti!) diritti dei minori: "il MOIGE è dedicato ai genitori impegnati nella tutela e crescita dei loro frutti più preziosi, i figli".
In linea di principio ci troviamo in presenza di un'iniziativa la meritorietà della quale non è ovviamente in discussione - ed è appena sufficiente scorrere la lista dei siti "amici" del MOIGE (che si occupano di contrastare quei fenomeni che sono ascrivibili alla categoria delle aberrazioni provocate da e nell'odierna vita sociale) per prendere nuovamente atto, se ancora ce ne fosse bisogno, del vasto numero di situazioni a rischio alle quali i giovanissimi (decisamente privi di necessari strumenti di filtraggio, a differenza di quelli delle epoche passate) sono quotidianamente esposti.
Bullismo, anoressia e bulimia, pedofilia.... Se a questo aggiungiamo il coacervo di insidie presenti sul Web, l'estrema e sorprendente facilità con cui oggi i ragazzi riescono ad entrare in possesso di dannosissime sostanze stupefacenti (altro che marijuana e hashish, poveri disgraziati incompresi!) - e se soprattutto teniamo conto che una consistente fetta dei cosiddetti esperti è interessata ad andare a recitare sul palcoscenico virtuale dei talk-shows, dove tutto è minuziosamente scritto e preconfezionato, più che a contribuire allo sviluppo e al buon nome del settore nel quale scelsero di specializzarsi, non ci vuol molto ad intuire che l'azione di supporto che il MOIGE si prefigge di garantire rappresenta in teoria quanto di più utile e necessario i genitori e i ragazzi che si trovano purtroppo impigliati nella rete delle varie tipologie di problemi legati al mondo dell'adolescenza possono augurarsi.

Nella parte destra della pagina iniziale del sito del MOIGE trova posto un'immagine del leggendario monoscopio a colori della RAI e, anche senza bisogno di navigare accuratamente al suo interno, ad intuito si comprende facilmente che questa è la sezione in cui la zelante ed eroica associazione intende adoperarsi per tentare di far fronte alle cause di disagio, pericolo e turbamento che ai giovani possono derivare in conseguenza dell'esposizione all'azione del piccolo schermo, che tutti sappiamo essersi fatta di anno in anno sempre più pesantemente invasiva e psicologicamente coercitiva. 
Da quando le spietate regole del commercio hanno cominciato a dettare legge sulle dinamiche e i meccanismi del mezzo televisivo questo ha cessato di essere semplicemente uno strumento preposto alla diffusione dell'informazione, della cultura e dell'intrattenimento intelligente; Ettore Bernabei fu sicuramente per altri versi un noioso bacchettone, ma è certo che sotto la sua amministrazione la TV degli anni del bianco e nero si faceva un punto d'onore di salvaguardare il non esteso patrimonio delle nostre cellule cerebrali e di mantenerne intatta l'integrità.
Allo scopo di perseguire sia delle dichiarate finalità commerciali sia dei meno manifesti e più subdoli obiettivi di natura politica il sistema televisivo si è trasformato in un'autentica scuola di pensiero e di vita, non certo tra le più edificanti che si possa ricordare. Non a caso la sua azione prende di mira le coscienze degli appartenenti alle categorie psicologicamente più abbordabili e maggiormente circuibili o influenzabili.
Su questa base non si riesce a comprendere per quale ragione la portata dell'opera di sensibilizzazione intrapresa dal MOIGE, che su altri versanti fa mostra di una combattività inusitata, viene altresì a farsi gradatamente più morbida, si affievolisce, fino a perdere completamente sostanza e ad annullarsi addirittura quando si tratta di fronteggiare il regime imposto da un avversario che ormai, specialmente nell'emisfero occidentale del mondo, ha sostituito in via pressochè definitiva i sanguinari governi dittatoriali che è stato purtroppo necessario consegnare alla Storia.
Tutto lascia quindi supporre che la televisione sia ormai diventata una specie di dio intoccabile ed inamovibile. Fatto sta che, a fronte di palinsesti che chiunque (facendo uso di un minimo d'obiettività) potrebbe scambiare per l'equivalente di un porcilaio, il MOIGE smarrisce totalmente la sua altrimenti proverbiale irruenza, si immobilizza, tace e com'è ovvio dunque acconsente e sottoscrive la sussistenza del pietoso stato di cose.
E sì che di pretesti per schierarsi a protezione della tanto invocata morigeratezza dei costumi proprio non ne mancherebbero! I programmi TV dell'intera giornata infatti (dunque, non quelli che vanno in onda alle tre o alle quattro del mattino) si protraggono inutilmente per ore ed ore e, nella necessità di stendere un impenetrabile velo sopra la crosta d'assoluto Nulla con cui subdolamente si propongono di infettare ogni poro della vita comunitaria, gli autori e i curatori dei "testi" non trovano di meglio che fare ampio uso di elementi che rappresentano il peggio di quel che oggi si può trovare sulla deprimente piazza sociale nella quale nostro malgrado siamo costretti a vivere.
Ci sono figuranti che fingono di azzuffarsi e di prendersi a male parole neanche ci si trovasse ad una riunione di condominio presieduta da vecchi scervellati. A ruota seguono presentatori che sacramentano come un turco a cui si è spento il mozzicone di sigaretta. Non manca l'allegra e gaia passerella dell'orrore fisico quotidiano: esseri con sei dita, nani alti un metro e dieci, personaggi tanto deformi che quelli dei film di David Lynch e Peter Bogdanovich finiscono per sembrarci addirittura normali (i vecchi "mostri" di Dino Risi assumono perciò adesso un valore lucidamente profetico). I protagonisti dei cosiddetti "talent" e "reality" shows si lanciano l'un l'altro vituperi e insulti con la stessa frequenza con cui Rocco Siffredi va a donne; dentro queste sgangherate e posticce sceneggiature, "vaffanculo, stronzo!" rappresenta l'epiteto più tenero e dolce.

La televisione ha fattivamente contribuito a depauperare (meglio, a distruggere) il tessuto socio-culturale dell'Italia.
Sembra che per il MOIGE la situazione non costituisca un problema. Col suo silenzio questo gruppo di strenui difensori della morale pare intenzionato, seppur indirettamente, a volerla sottoscrivere.

Nel contesto di una riflessione simile non possono non venire in mente Stanley Kubrick e Bernardo Bertolucci che, nonostante abbiano ormai conseguito l'inattaccabile stato proprio ai maestri riconosciuti e che nessuno (a parte forse le consuete frotte di immarcescibili bigotti) osa mettere più in discussione, rappresentano due tra i casi più emblematici d'ostracismo televisivo. Anzi probabilmente i massimi, visto che (sempre per ragioni d'ordine commerciale) i dirigenti dei canali di proprietà di Silvio Berlusconi hanno optato per lo "sdoganamento" dei veri e propri capolavori della cinematografia anni '70 con protagonista Lino Banfi....
Non intendo dire che tengo in modo particolare a che agli incriminati film di Kubrick e Bertolucci (mettiamoci anche "Eyes wide shut", per il quale al tempo dell'uscita nelle sale il grande regista fu accusato di essere un pornografo!) venga concesso il dovuto spazio all'interno della programmazione di questo specifico sistema televisivo. Oggi, per fortuna, esistono parecchie alternative alla possibilità della visione sul piccolo schermo e del resto considererei altamente lesivo della loro dignità artistica che queste opere fossero utilizzate come cuscinetto tra una tornata pubblicitaria e l'altra o peggio fossero trasmesse d'estate, quando c'è la necessità di procurarsi qualche tappabuco in vista del ritorno dalle ferie dei campioni della televisione-spazzatura.
Molto meglio gustarsi "Shining" o "Ultimo tango a Parigi" in una di quelle belle edizioni in DVD (ottimamente rimasterizzate, ricche di contenuti speciali e soprattutto economiche) che è molto facile trovare sul mercato. 
Di sicuro però, se non altro in linea di principio, è difficilissimo digerire la presa d'atto che a certe pietre miliari della storia del cinema e d'altra parte ai simboli dell'odierno immondezzaio catodico viene ingiustamente riservato un trattamento tanto diametralmente opposto. Questo con buona pace dei confusi crociati del MOIGE, che dovrebbero prendersela con quelli che percepiscono fior di compensi per diffondere volgarità e malcostume - e non battono invece ciglio di fronte alla forma di medievistico oscurantismo di cui degli autentici protagonisti della storia dell'arte (non solo cinematografica) come Kubrick e Bertolucci sono periodicamente fatti oggetto. 
Tutto ciò perchè in questo paese, così tanto progressista a parole ma ancora incapace di liberarsi dei cascami moralisti e vetero-conservatori che sempre lo affliggeranno, la gran parte dei cosiddetti "esperti" (che si permette di discettare tranquillamente di cinema ed arte, pur essendo in tal senso completamente incompetente) non è ancora in grado di constestualizzare e comprendere il significato dell'immagine di uno statuario corpo nudo di donna, qual è quello sfoggiato da Nicole Kidman nella famosa sequenza del testamento kubrickiano, o di una scabrosa ma pregnante scena di sesso alle soglie della perversione, come quella famosissima di "Ultimo tango a Parigi" in cui il personaggio di Marlon Brando sodomizza quello di Maria Schneider non prima di averle accuratamente spalmato di burro il buco del culo.

In Italia tutto quello che non rientra nei rigidi (e, si badi bene, del tutto arbitrari) parametri della morale cattolico-conservatrice viene bollato, in maniera indifferenziata e senza operare il benchè minimo distinguo, con l'accusa di divulgare messaggi ed istigazione alla pornografia.
Si deve perciò evincere che per le schiere di paladini che si erigono a protezione del buon costume e dell'integrità dello spirito, tra cui evidentemente gli impavidi cavalieri senza macchia del MOIGE, le prodezze dei portabandiera del Nulla televisivo detengono da parte loro  una funzione altamente educativa.                         
          

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