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lunedì 28 marzo 2011

Living for the past: interpretazione di un titolo



Credo che nel corso di tutta la sua lunghissima storia (più di un secolo sulle spalle - e sentirlo come un peso perfino esagerato...) il cinema non ha saputo creare una sequenza più commovente e drammatica di quella che conclude "Sunset Boulevard". Se una persona, anche la più arida di spirito, venisse colta nell'atto di versare lacrime al momento di guardare questa limpida manifestazione del genio di Billy Wilder non meriterebbe certo di essere canzonata, a differenza ad esempio di come merita (non senza una certa impietosità) quella che si rivela invece estremamente sensibile alle sventure quotidiane patite dai personaggi di "Beautiful" o dai naufraghi di Simona Ventura.
Max von Mayerling, il maggiordomo / spasimante interpretato da Erich Von Stroheim nel film di Wilder accetta di compiacere la grande diva dei sorpassati anni del cinema muto Norma Desmond (Gloria Swanson) nel suo progetto schizoide attraverso il quale ella sogna con ammirevole forza realistica che il tempo possa essere fermato e l'arrivo del cinema sonoro, preclaro simbolo della venuta di tempi rispetto ai quali la Desmond si dimostra completamente inadeguata, possa essere scongiurato in virtù dell'allestimento di una semplice e patetica messinscena.

"Sunset Boulevard" è in fondo il racconto di una splendida e commovente follia ma anche il compassionevole resoconto di una forma d'aprioristica ottusità che non può in alcun modo trovare giustificazione. 
"Living for the past", il mio personale diario elettronico, somiglia in un certo senso a "Sunset Boulevard" quantunque non ne rappresenti l'esatta controparte. Il semplice fatto che io abbia scelto di utilizzare una delle tantissime opzioni garantite da Internet e non diffonda altresì le mie impressioni attraverso bigliettini cartacei di sapore e foggia ottocenteschi credo costituisca una prova lampante del fatto per cui le acritiche preclusioni a priori ("Internet è uno strumento del demonio" e opinioni simili) non fanno per me.
Non sono assolutamente dell'idea che si vivesse meglio prima della scoperta dell'elettricità, del treno a vapore o dell'invenzione della posta elettronica. Non ho mai pensato nemmeno di associarmi ad una di quelle comuni da circolo ricreativo (probabilmente ne potrei rintracciare qualcuna a non tanti chilometri di distanza da casa) gli abitanti delle quali sono convinti che per condurre una vita di stampo hippy sia sufficiente passeggiare all'aperto in canottiera e mutande e predicano un non meglio filosoficamente specificato ritorno ad un presunto stato di natura fondato sul consumo di pomodori acerbi, semi di soia e frutta secca. Magari, qualora ripianificassi davvero la mia vita in questo senso, ne guadagnerei decisamente sotto il profilo della salute, ma come riuscire poi a fronteggiare gli insanabili e continui stati depressivi conseguenti alla mancanza dello stereo e del lettore DVD (e delle bottiglie di birra.... e dei panini kebab insaporiti con qualcuna di quelle succulente salse piccanti)?

Non bisogna anzi mai perdere di vista il dovere di comportarsi da progressisti sotto ogni possibile accezione e non si deve aver scrupolo alcuno nell'ostracizzare con ogni mezzo quelli che, anche soltanto per il gusto di stilare categorie e di trinciare definizioni, dicono di loro stessi di essere conservatori, non fosse altro perchè rappresentano per la vita sociale una fonte d'inquinamento nociva esattamente come lo sono le scorie nucleari per la sopravvivenza dell'ambiente.
Bisogna guardare e camminare sempre avanti ma, proprio come il viandante che non teme di percorrere centinaia di chilometri a piedi ma è comunque pronto a fermarsi nel momento in cui di fronte ai suoi occhi si prospetti un motivo d'insidia o pericolo, un blog che si chiama in un certo modo intende invitare i suoi lettori a porsi una domanda cruciale: non è forse il caso di provare a modificare radicalmente un tragitto che vuole essere ad un tempo esistenziale, culturale e spirituale, se è vero che solo i ciechi, o in alternativa quelli che sono corsi a cercare rifugio tra le mesmerizzanti pieghe dell'universo delle convenzioni, non riescono ormai a vedere che siamo (forse irrimediabilmente) immersi nel vortice del tempo della Mistificazione?

Soltanto un simpatico pazzo, diciamo una Norma Desmond dei tempi moderni, potrebbe sostenere e per di più giurare che in passato le cose del mondo procedessero benissimo e che la vita dell'uomo fosse giunta ad un tale livello di perfezione che non si presentava la necessità di gettare le basi per il compimento di ulteriori stadi evolutivi. Non è così e il solo fatto che negli anni '60 e '70 fu tutto un continuo fiorire di movimenti controculturali finalizzati a combattere le varie manifestazioni dell'ordine costituito significa che, perlomeno presso certi suoi specifici ambiti, questo nostro vecchio mondo rimandava il tanfo delle cose ammuffite ed era quantomai urgente restituire ad esso vigore per mezzo dell'installazione di qualche ottimo impianto d'aerazione.
Ma è innegabile che fosse gratificante viverci, quale che sia l'angolazione da cui lo si prenda in esame. Tutto infatti vi era vero, autentico, pregnante, materialmente tangibile. Il mondo era costituito e concepito attorno a cose concrete e non gravitava, come deprimentemente succede oggi, intorno a dei loro meri sembianti.
Ciò è indiscutibile sia per quel che concerne gli aspetti migliori di quelle epoche ormai passate (oggi non esiste nemmeno una briciola di vera creatività, a differenza di quel che accadde almeno nei due decenni precedenti la farsesca caduta del Muro di Berlino) sia per quanto riguarda il contesto degli errori umani, marchiani e molteplici in parecchi casi, ma tutti comunque riconducibili alla fallace e perfettibile azione dello spirito umano, che infatti sotto svariati punti di vista è stata poi susseguentemente corretta in corsa.

E' assai più foriero di buoni risultati guardare in faccia un essere umano ed eventualmente indurlo a riconoscere i suoi sbagli, piuttosto che tentare di persuadere un automa progettato in laboratorio. Non si deve dare per scontato che il primo si ravveda, ma non lo si può neppure escludere in partenza. Dal secondo invece non c'è da aspettarsi altro che perseveri senza soluzione di continuità nei suoi svarioni e nella messa in atto dei suoi disastri. 
Non foss'altro perchè è appositamente programmato per farlo.

          

        

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