Non so a tutt'oggi che fine abbia fatto il negozio di dischi di proprietà di Patrick Mathè, ma è certo che il marchio New Rose inteso come etichetta discografica, nato nel 1981, chiuse i battenti nel 1992 - e, a voler essere maligni, si potrebbe insinuare che la spinta in questo senso decisiva sia stata ad esso inferta dai fermenti nuovi (??) che nacquero in campo musicale in coincidenza con l'arrivo del decennio dei Foo Fighters e del hip-hop, che si esprime attraverso stantie pose e prevedibili slogan pseudo-rivoluzionari, non rendendosi conto o facendo finta per ragioni di comodo di non accorgersi che il Mercato provvide a colonizzarlo ancor prima che emettesse i primi vagiti.
E' probabile che, superata la metà degli anni '90, persino in Francia non si conservò più memoria del piccolo terremoto che il donchisciottesco progetto di Patrick Mathè aveva provocato. Infatti nel 1997, avendo colto l'occasione di trascorrere cinque giorni a Parigi, mentre gironzolavo per le bancarelle del Lungosenna presi atto che le poche copie rimaste in circolazione dei forse già dimenticati LP della New Rose venivano vendute ad un prezzo ridicolo, vale a dire tre franchi del tempo più spiccioli. Senza pensarci due volte feci incetta di alcuni degli album del catalogo che ancora mi mancavano e, se i sentimenti del mio gongolante portafoglio potevano essere facilmente compresi, la triste realtà di quella svendita selvaggia mi indusse a rammaricarmi al pensiero per cui certamente era sul punto di crollare (a meno che il crollo non si fosse già verificato) anche uno degli ultimi eroici avamposti del rock 'n roll, forse col senno di poi quello addirittura conclusivo.
Grazie agli efficienti motori di ricerca in uso nella rete oggi l'utente è in grado di reperire quasi tutte le informazioni di cui ha bisogno, tuttavia non si può dire che Google e gli strumenti ad esso similari costituiscano un baluardo della democrazia. Forse è logico che Internet equivalga alla rappresentazione dello specchio dei tempi, ma è un dato di fatto che se ci mettiamo a cercare notizie su Tiziano Ferro ci viene data la possibilità di conoscere anche il nome della portinaia dello stabile presso cui questi vive, mentre se intendiamo intraprendere generi di percorsi sotterranei e non immediati la ricerca finisce ovviamente per richiedere calma, pazienza, lena e soprattutto tempo. Seppur marginalmente la rete sembra ricordarsi di quella specie di araba fenice denominata New Rose, sebbene all'etichetta non sia stato riservato un vero e proprio sito bensì un piccolo spazio (devo dire, non avaro di informazioni importanti) all'interno di un portale chiamato esplicitamente "Limbos", all'interno del quale non ho ancora navigato in modo capillare ma che deducibilmente dovrebbe essere dedicato a varie entità dell'immaginario culturale che gli anni hanno contribuito a fare in tutto o in parte dimenticare, tra cui appunto la nostra meravigliosa New Rose. Per notizie maggiormente dettagliate bisogna precipitarsi (e precipitarsi sul serio, trattandosi di nulla di meno di un dovere morale!) al sito www.limbos.org/newrose/ e nel frattempo mi permetto di offrire un leggero antipasto di quello che lì si può trovare segnalando i nomi di alcuni dei principali artisti che incisero per l'etichetta il cui caratteristico logo, alcune bande verticali rosa su sfondo bianco, resterà sempre indelebilmente stampato nel'immaginario di quelli che sono stati sempre presenti, ogni volta in cui il rock 'n roll ha manifestamente dato segni di sè.
ELLIOTT MURPHY - C'è modo e modo per rifiutare e delegittimare le dinamiche di un universo discografico che già alla fine degli anni '70 cominciava a diventare appannaggio dei soli uomini d'affari. Patti Smith si ritirò temporaneamente dalle scene dopo la pubblicazione di Wave, mentre il suo compagno d'avventura e di poesia Elliott Murphy emigrò in quella che in fondo era da sempre la sua terra artistica d'adozione, la Francia appunto. Credo che oggi l'autore di "The last of the rockstars" abbia ormai cancellato con un deciso (Tavernieriano, magari....) "coup de torchon" quel che restava del suo passato di cittadino americano. Proprio oltralpe ad esempio Elliott Murphy ha scoperto Olivier Durand, un chitarrista tanto bravo quanto umile e dotato.
ROBERT GORDON - Quest'allampanato propagatore del mito di Elvis, che per sopravvivere ebbe semplicemente bisogno di accogliere un po' dell'imprescindibile spirito post-punk dell'epoca, in Europa e persino in Italia (ricordiamo la sua apparizione alla trasmissione arboriana "D.O.C.", uno degli estremi rantoli emessi dalla tv intelligente) ricevette l'affetto in cui in America dati i tempi non era più possibile sperare. In particolare Robert Gordon godette del grande privilegio di incidere il suo album su New Rose Live at Lone Star alla testa di un quartetto d'eccezione comprendente il versatile Chris Spedding alla chitarra, Anton Fig alla batteria e al basso quel Tony Garnier che, caduto sotto il sempre attento sguardo di Bob Dylan, rappresenta da quasi vent'anni l'inamovibile tassello della sua live band.
ALEX CHILTON - Il leader dei Big Star, la più grande power-pop band degli anni '70 e in particolare quella che ha insegnato praticamente a tutti i dettami della moderna canzone pop, se n'è andato il 17 marzo di quest'anno a soli 50 anni per un male incurabile. Patrick Mathè gli diede modo di incidere due straordinari mini-lp. Feudalist tarts è una sintesi unica ed insuperata dell'altrettanto originale cognizione di rhythm 'n blues, jazz, pop e "garage sound" di cui Alex Chilton rivendicava il brevetto. No sex, recante sul retro della copertina l'inquietante immagine di un preservativo, sbattè forse per la prima volta in faccia ai ragazzi provinciali del tempo (1986) l'esistenza di una sconosciuta e terribile realtà chiamata AIDS.
LYRES - Negli anni di Madonna e del synth-pop si costituì assai inaspettatamente una scena composta da gruppi per i quali le lancette dell'orologio si erano fermate alla fine degli '60. Non si trattò nemmeno del recupero creativo che di quelle coordinate misero in atto certe bands del periodo new-wave. I gruppi come i Lyres si atteggiavano bensì in modo ostentatamente manierista. Identici al decennio di Woodstock erano il taglio di capelli e l'abbigliamento, le passioni musicali e la peculiare strumentazione, che, in tempi di tastiere fredde come una circolare ministeriale, metteva in primo piano un organo Farfisa che profumava d'antico in maniera struggente. On fyre, che sfoggia all'interno la cover di un classico dei Kinks, è uno degli LP fatti apposta per gli spiriti che si ostinano a vivere per il passato.
TRUE WEST - Il gruppo di Russ Tolman, che registrò per la New Rose anche alcuni dischi da solista, fece in particolare irruzione nel catalogo di Patrick Mathè con lo strepitoso mini-lp Hollywood Holiday (James Cagney vestito da aviatore campeggia sulla copertina), per mezzo del quale i True West, includendo non a caso in scaletta una cover di "Lucifer Sam", cercarono di rispondere alla fatidica domanda: "che cosa farebbe oggi Syd Barrett, se potesse dare segnali, anche e soprattutto mentali, del fatto di continuare a vivere sul nostro stesso pianeta?" Il tributo pagato dai True West ai Pink Floyd degli esordi è di varie spanne superiore a quello di Wish you were here.
PLAN 9 - Durante le mie infinite peregrinazioni concertistiche ho mio malgrado dovuto fare incetta di una pletora di gruppi-spalla capaci di dilatare i classici 40 minuti oltre le soglie del mondo della Noia Infinita. Nel 1996, al concerto di Lou Reed alla festa dell'Unità di Correggio, un'eccezione alla regola fu rappresentata da una band belga, tali Betty Goes Green, che ricordo con estremo piacere perchè forse accomunata a me dal fatto di non aver mai dimenticato i Plan 9, coi quali divideva la passione per le atmosfere più oscure e gotiche del suono degli anni '60, che entrambi i gruppi riattualizzavano a furia di massicce dosi di chitarra "fuzz", di organo Farfisa virato in tonalità "dark", con il suggello di un cantato tanto stentoreo quanto malato ed inquietante. Dei Plan 9 si sa che diedero alle stampe almeno due splendidi dischi su New Rose, la vicenda dei Betty Goes Green potrebbe invece costituire materia d'indagine per uno dei programmi-simbolo della Rai 3 decadente di questi anni.
ROKY ERICKSON - L'ex leader dei 13th Floor Elevators ci ha nel tempo abituato a prolungatissime fasi in cui sparì letteralmente dalle scene e a conseguenti successive e sorprendenti riapparizioni. Quella di cui siamo stati testimoni quest'anno, auspice l'emergente gruppo degli Okkervil River, ha prodotto il bellissimo CD "True love cast out all evil". Manco a dirlo quella di metà anni '80 ebbe luogo sotto l'egida di Patrick Mathè, che, mentre gli Stati Uniti davano prova di disprezzare ad un tale livello la loro eredità, estrasse vivo e vegeto (e cosciente, un aggettivo che nel caso di Roky Erickson non equivale mai ad un rilevamento ozioso ed inutile) dalle macerie del tempo uno dei numi tutelari del decennio irripetibile. Evidentemente a causa di una cronica mancanza di fondi, nel catalogo New Rose i mini-lp la fanno da padroni, ma i 20 minuti di quello che Roky Erickson incise in Francia (tanto, o tanto poco, è infatti lungo Clear Night for Love) sono da soli sufficienti a rendere obsoleta la gran parte della musica prodotta negli Stati Uniti nei 25 anni a venire.
ALEX CHILTON - Il leader dei Big Star, la più grande power-pop band degli anni '70 e in particolare quella che ha insegnato praticamente a tutti i dettami della moderna canzone pop, se n'è andato il 17 marzo di quest'anno a soli 50 anni per un male incurabile. Patrick Mathè gli diede modo di incidere due straordinari mini-lp. Feudalist tarts è una sintesi unica ed insuperata dell'altrettanto originale cognizione di rhythm 'n blues, jazz, pop e "garage sound" di cui Alex Chilton rivendicava il brevetto. No sex, recante sul retro della copertina l'inquietante immagine di un preservativo, sbattè forse per la prima volta in faccia ai ragazzi provinciali del tempo (1986) l'esistenza di una sconosciuta e terribile realtà chiamata AIDS.
LYRES - Negli anni di Madonna e del synth-pop si costituì assai inaspettatamente una scena composta da gruppi per i quali le lancette dell'orologio si erano fermate alla fine degli '60. Non si trattò nemmeno del recupero creativo che di quelle coordinate misero in atto certe bands del periodo new-wave. I gruppi come i Lyres si atteggiavano bensì in modo ostentatamente manierista. Identici al decennio di Woodstock erano il taglio di capelli e l'abbigliamento, le passioni musicali e la peculiare strumentazione, che, in tempi di tastiere fredde come una circolare ministeriale, metteva in primo piano un organo Farfisa che profumava d'antico in maniera struggente. On fyre, che sfoggia all'interno la cover di un classico dei Kinks, è uno degli LP fatti apposta per gli spiriti che si ostinano a vivere per il passato.
TRUE WEST - Il gruppo di Russ Tolman, che registrò per la New Rose anche alcuni dischi da solista, fece in particolare irruzione nel catalogo di Patrick Mathè con lo strepitoso mini-lp Hollywood Holiday (James Cagney vestito da aviatore campeggia sulla copertina), per mezzo del quale i True West, includendo non a caso in scaletta una cover di "Lucifer Sam", cercarono di rispondere alla fatidica domanda: "che cosa farebbe oggi Syd Barrett, se potesse dare segnali, anche e soprattutto mentali, del fatto di continuare a vivere sul nostro stesso pianeta?" Il tributo pagato dai True West ai Pink Floyd degli esordi è di varie spanne superiore a quello di Wish you were here.
PLAN 9 - Durante le mie infinite peregrinazioni concertistiche ho mio malgrado dovuto fare incetta di una pletora di gruppi-spalla capaci di dilatare i classici 40 minuti oltre le soglie del mondo della Noia Infinita. Nel 1996, al concerto di Lou Reed alla festa dell'Unità di Correggio, un'eccezione alla regola fu rappresentata da una band belga, tali Betty Goes Green, che ricordo con estremo piacere perchè forse accomunata a me dal fatto di non aver mai dimenticato i Plan 9, coi quali divideva la passione per le atmosfere più oscure e gotiche del suono degli anni '60, che entrambi i gruppi riattualizzavano a furia di massicce dosi di chitarra "fuzz", di organo Farfisa virato in tonalità "dark", con il suggello di un cantato tanto stentoreo quanto malato ed inquietante. Dei Plan 9 si sa che diedero alle stampe almeno due splendidi dischi su New Rose, la vicenda dei Betty Goes Green potrebbe invece costituire materia d'indagine per uno dei programmi-simbolo della Rai 3 decadente di questi anni.
ROKY ERICKSON - L'ex leader dei 13th Floor Elevators ci ha nel tempo abituato a prolungatissime fasi in cui sparì letteralmente dalle scene e a conseguenti successive e sorprendenti riapparizioni. Quella di cui siamo stati testimoni quest'anno, auspice l'emergente gruppo degli Okkervil River, ha prodotto il bellissimo CD "True love cast out all evil". Manco a dirlo quella di metà anni '80 ebbe luogo sotto l'egida di Patrick Mathè, che, mentre gli Stati Uniti davano prova di disprezzare ad un tale livello la loro eredità, estrasse vivo e vegeto (e cosciente, un aggettivo che nel caso di Roky Erickson non equivale mai ad un rilevamento ozioso ed inutile) dalle macerie del tempo uno dei numi tutelari del decennio irripetibile. Evidentemente a causa di una cronica mancanza di fondi, nel catalogo New Rose i mini-lp la fanno da padroni, ma i 20 minuti di quello che Roky Erickson incise in Francia (tanto, o tanto poco, è infatti lungo Clear Night for Love) sono da soli sufficienti a rendere obsoleta la gran parte della musica prodotta negli Stati Uniti nei 25 anni a venire.
Nessun commento:
Posta un commento