Nel 1984, dopo aver conseguito il diploma di maturità, investii i pochi soldi che ricevetti in regalo nell'acquisto degli LP "Woodstock" e "Four way street" (Crosby, Stills, Nash & Young; e chi se no?) e la scelta contribuì in maniera sostanziale ad incentivare la mia passione per la dimensione dei concerti dal vivo, peraltro già potenzialmente in atto grazie al fatto che al tempo Rai 3 ne fece un punto di forza dei suoi allora gloriosi palinsesti.
Nel tempo il mio attaccamento per la musica (di qualità) che viene suonata su un palcoscenico è rimasto inalterato, ammesso che non sia addirittura cresciuto - e da quando abbiamo potuto cominciare ad usufruire di Internet come indispensabile strumento di conoscenza ed informazione praticamente ogni giorno mi concedo una transvolata virtuale oltre oceano, nell'intento di prendere nota (non senza infinita ammirazione) dei programmi dei festival musicali che rappresentano forse il principale fiore all'occhiello del tessuto culturale americano, che non a caso è di costituzione ancora relativamente recente e dunque è caratterizzato dai marcati connotati pop rispetto a cui i paesi dell'estremo sud dell'Europa saranno sempre fatalmente deficitari.
Uno dei festival rock statunitensi più ambìti dagli appassionati e a cui spero di poter assistere almeno una volta prima che il Potente Mietitore venga ad avvertirmi che la mia ora è suonata, è sicuramente il Bonnaroo, che ha luogo nel mese di giugno presso la città di Manchester, nel Tennessee, che tenuto conto dell'estrema dilatazione degli spazi caratterizzanti la geografia americana non dovrebbe essere troppo distante da Nashville.
Immedesimandomi dunque ancora una volta nella figura mitologica di Tantalo sono andato sul sito della rassegna suddetta per prendere nota delle prelibatezze per mezzo delle quali gli spettatori quest'anno si apprestano ad essere gratificati. Ed è stato incredibile scovare tra i nomi dei partecipanti nientemeno quello del nostrano Jovanotti, mescolato per di più in mezzo agli enormemente autorevoli e significativi esponenti del panorama "indie" statunitense (Widespread Panic, Black Keys, Decemberists ecc...) e ad alcuni tra i più affermati mostri sacri (Dr. John, Allen Toussaint, Robert Plant, per tacere della riunione di quasi tutti i Buffalo Springfield originali).
Avete capito benissimo, cari i miei iscritti alla clandestina setta carbonara che periodicamente si dà convegno su questa piattaforma allo scopo di leggere i miei articoli! Ho fatto menzione proprio del personaggio che ormai più di vent'anni fa fece la prima apparizione televisiva in un programma condotto da Raffaella Carrà atteggiandosi a cowboy scimunito, che per tutti gli anni '90 è stato probabilmente il principale responsabile della nostra fuorviata percezione della cultura hip-hop e che negli ultimi anni ha frettolosamente assimilato il bignami dei luoghi comuni del pensiero catto-buonista e, facendo leva su un supporto culturale del genere, si è messo a dividere il compito volto a divulgare la Filosofia dell'Ordinario insieme con Fabio Volo, Stefano Accorsi e gli autori dei film sul tipo de "L'ultimo bacio".
Ciò che dunque avverrà tra circa un mese sul palco del festival Bonnaroo si configura nè più nè meno come l'equivalente di un'autentica tragedia culturale ma, per quanto possa sembrare sorprendente, non mi è successo di dare in escandescenze per la rabbia e la disperazione. Anzi, non appena saputa la notizia me ne sono fatto immediatamente una ragione e credo anche di essere stato capace di trovare una spiegazione plausibile per un evento apparentemente tanto inspiegabile.
Del resto non è la prima volta che ai divi della canzonetta e soprattutto della cultura strapaesane viene offerta l'occasione di espatriare e di esibirsi all'estero. Il tempo in cui si prendeva atto, non senza soddisfazione, dell'impossibilità di esportare la leggerissima musica italiana e in cui gli esponenti della stessa si dovevano accontentare dei circoscritti contesti delle piccole sagre di quartiere è infatti trascorso. Da anni ormai Piero Pelù e Vasco Rossi tengono banco nei cartelloni dei festival "rock" europei, per non dire che in Francia e presso il via via sempre meno selettivo tempio che ha sede a Montreux il signor Adelmo "Sugar" Fornaciari è considerato addirittura un beniamino. A completamento di un percorso che davvero ha dell'incredibile, adesso si viene nientemeno a sapere che a Jovanotti (ma sì, quello di "Gimme five, allright", auspice l'ineffabile mèntore Claudio Cecchetto) è stato persino trovato un posto nel programma di uno dei più importanti festival pop americani.
Come detto alcuni mesi fa, la motivazione che fece da spunto per la creazione di questo blog è la presa d'atto per cui all'indomani della caduta del Muro di Berlino e dei vari regimi comunisti prese le mosse un sofisticato, raffinato e a dire il vero nemmeno troppo lungo processo finalizzato all'obiettivo della globalizzazione delle coscienze e della conseguente omologazione del pensiero umano. Questo progetto teorico ha trovato piena realizzazione tanto sul piano geopolitico quanto su quello intellettuale. Il compimento di un talmente apocalittico scenario fu preconizzato peraltro da uno stuolo di scrittori che tuttavia erano stati spregiativamente relegati dentro il ghettizzato settore della narrativa di "fantascienza", ciò manco a dirlo per mano dei rappresentanti di quella che purtroppo ci si ostina ancora a definire cultura "alta".
Eppure si sta verificando esattamente ciò che era stato predetto da Philip K. Dick, Ray Bradbury, George Orwell.... e mettiamoci anche il progetto, ad un tempo musicale e cinematografico, per mezzo del quale Roger Waters e Alan Parker delinearono la nascita di un contesto sociale abitato da esseri ridotti allo stato di pupazzi inanimati, che vestono e camminano allo stesso modo, la pensano tutti evidentemente allo stesso modo e sono praticamente tutti uguali l'uno all'altro.
Il mondo era stato assai per tempo avvertito ma certi lucidissimi profeti non sono stati ascoltati. Sono anzi via via stati messi all'indice come individui pazzi e paranoici - e dunque potenzialmente assai dannosi per il corretto andamento della vita sociale. Sta di fatto invece che l'età dell'omologazione e dell'appiattimento (verso il basso, s'intende!) delle coscienze è pervenuta a totale realizzazione.
I particolarismi, le peculiarità e le distinzioni rappresentano ormai il vestigio sbrindellato di un passato lontanissimo e dimenticato. All'azione invasiva della gigantesca pressa dalla quale stanno emergendo i rappresentanti di una razza umana tutti tristemente simili tra loro per foggia e misura pressochè nessuno ha più la possibilità di sfuggire.
E' difficilissimo ormai distinguere il giovane che risiede presso un paese della più sperduta provincia italiana da quello che abita nel centro di una grande metropoli americana. Su questa base non c'è ragione di stupirsi se ci capita di venire a sapere che Jovanotti, uno dei più rimarchevoli prodotti di laboratorio che negli ultimi anni sono stati concepiti e fabbricati, è stato chiamato a partecipare all'edizione 2011 del "Bonnaroo Music & Arts Festival".
I tempi sono cambiati e con essi anche il nostro buon Lorenzo. Non è più quello del 1988, o vogliamo ancora fargliene una colpa?
RispondiEliminaBasta con tutte ste cariatidi ai festival! Largo alle novità che il vecchio è passato: viviamo il presente e se un italiano è chiamato al Bonnaroo io farò il tifo per lui. In fondo Jova non è male, meglio di tanti sprucidi stranieri così osannati solo per l'idioma d'Albione ma dai testi imbarazzanti
RispondiEliminaGrazie per i commenti!
RispondiEliminaRispondendo ad Anonimo 1:
Certo che bisogna fare una colpa a Jovanotti per come fece il suo debutto sulla scena! Tutti i grandi hanno passato un periodo d'apprendistato, ma non per questo hanno mai diffuso il trash. Ma la differenza sta proprio qui, cioè tra chi è grande e chi non lo è.
Rispondendo ad Anonimo 2:
Se "il vecchio è passato" non oso pensare alla fine che hanno fatto i tuoi nonni! Te li mangi a colazione? Il vecchio non passa mai, specie quando il presente è finzione.
Non si preferisce la musica anglo-americana solo per l'idioma, ma anche perchè la cultura pop a noi sud-europei non è mai appartenuta.
Ti prego, ama o odia un artista, fa' quello che preferisci, ma non fare il "tifo" per lui.
Che significa "sprucidi"???
Il
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